martedì 18 giugno 2013

Recensione de "Il Trono di Spade"

                             
Voglio recensire una saga che in breve tempo mi ha molto presa. Ho letto tutti i libri pubblicati e aspetto con impazienza gli altri. Ne parlo senza però fare anticipazioni "pericolose".



Autore:  George R.R. Martin 
Editore:  Mondadori
Genere:  Fantasy
                                  



“Una volta il sommo septon mi disse che quanto pecchiamo, altrettanto finiremo con il soffrire. Se è vero, dimmi tu, lord Eddard…per quale motivo sono sempre gli innocenti a soffrire di più mentre voi potenti giocate al vostro gioco del trono?”

Varys




Come l’ho conosciuto
Attraverso il telefilm andato in onda su sky. Ricordo che due anni fa sono stata attratta dalla copertina del mese di Aprile della rivista: l’attore Sean Bean vestito da cavaliere, seduto su delle spade fuse assieme per creare un trono. Non sembrava imperare su esso, poiché il peso del suo corpo poggiava quasi interamente sulla lunga spada puntata verticalmente a terra. E il suo sguardo non era raggiungibile.
Quasi nell’ombra osservava un punto in basso, in un angolo che la copertina non lasciava intravedere.                                                                                                                              Quest’immagine mi aveva incuriosito e la serie tv si è rivelata molto interessante. Per questo il mio fidanzato quest’inverno mi ha regalato il primo libro da cui è tratta la serie, che si chiama: “Il Trono di Spade – Il Grande Inverno”. Anche se il titolo originale è “Game of Thrones” (Il Gioco dei Troni). La mia è la versione più economica e più imponente per quanto riguarda il numero di pagine e riporta la stessa immagine della copertina di sky. Dopo averlo letto ho voluto subito il secondo libro e, quando è stato pubblicato, anche il terzo.


Contesto
Ci troviamo con l’autore George R.R. Martin in un mondo medievale, con cavalieri e castelli, regni da governare e da conquistare, ma privo di ogni ideale cavalleresco. Morale, valori, onore, sono concetti che svaniscono o che comunque si compromettono. La costruzione che Martin fa di questo mondo è vivida e a tratti cruenta. I personaggi non possono essere inscritti in categorie stabili, perché sono in continua crescita, dovuta anche alla giovane età di alcuni di loro. Ci sono re e presunti re, personaggi che attraversano interi continenti  per raggiungere un trono fatto di spade e sangue, il cui passato verrà svelato durante la narrazione. Questo contesto è circondato da un’imponente Barriera di ghiaccio, situata all’estremo Nord, che costituisce il limite alla realtà e il vincolo col lato fantasy di questo mondo. Il suo scopo è difendere dagli Estranei, gelide entità dagli occhi di un azzurro innaturale che ritornano dopo un silenzio durato secoli. 
Gli elementi naturali fanno da sfondo a questo scenario. Il lettore si rende conto sin dalle prime pagine che qui le stagioni sono di fondamentale importanza e caratterizzate da una temporalità differente. Durano infatti intere generazioni e aiutano visivamente a scansionare i regni che si incontrano nella lettura e spesso sembrano anche plasmare il carattere di alcuni personaggi. 
L’elemento religioso è altrettanto importante. Ci sono diversi credi: quello negli antichi dei della Foresta; nei Sette nuovi dei; Maegi che praticano stregonerie; Sacerdotesse di un’unica divinità dalla natura ambigua, che si muove nei tradizionali canoni di Luce e Ombra con aspetti poco metaforici.
Le aree geografiche sono numerose, soprattutto nel mondo a Oriente, ma si dividono fondamentalmente in tre grandi filoni: Sud, dove si trova il trono ambito; Nord, dove è situato Grande Inverno e al suo estremo anche la Barriera; Oriente, dove tutto è narrato da uno dei personaggi chiave del libro.



Struttura del testo
Il libro presenta un prologo e tutti i capitoli portano come titolo il nome del personaggio da cui vengono narrati. Il punto di vista è espresso in terza persona, o meglio in una finta terza, attraverso cui i lettori possono vedere solo con gli occhi del personaggio che narra. Dunque conosciamo solo ciò che egli conosce e questo incrementa i misteri su avvenimenti passati che vengono svelati lentamente e da diversi punti di vista. In questo modo alcuni eventi già trascorsi vengono ampliati e il lettore viene a conoscenza di lati di essi che sono lati dei personaggi stessi.                                                               
Il prologo in tutti e tre i libri è la sezione narrativa più complessa. Tende a catapultare in avvenimenti che si stanno svolgendo già da un certo tempo e ci vuole un po’ prima che si familiarizzi col contesto. Inoltre anche il tipo di scrittura è più selezionata, meno scorrevole rispetto a tutto il libro. Questo perché rappresenta un’introduzione a tutti gli avvenimenti che seguiranno e la scrittura risulta più concentrata. 
Alla fine del testo c’è un utilissimo glossario delle dinastie, con elenchi di discendenza, l’origine delle casate, i loro motti. C’è però il grande inconveniente di rischiare delle importanti anticipazioni sulla trama, quindi è opportuno leggere questa sezione verso la metà del libro.



Caratteristica narrativa dell’autore
La mappa che si trova all’inizio del libro, aiuta molto a orientarsi, perché i dettagli e le descrizioni che si trovano in questo testo, rappresentano l’opera edificatrice del mondo umano, ripresentato al lettore come nuovo. Martin è eccellente da questo punto di vista. La sua bravura non sta solo nel far visualizzare immediatamente le numerosissime casate che si susseguono, attraverso i diversi stemmi che si associano a diversi colori, particolari intercalari nel linguaggio, ma anche nel fatto che nessun dettaglio è a caso. Prima o poi ritornerà e in seguito il lettore comprenderà che quello era un indizio travestito da dettaglio. Nulla scompare per caso, tutto ritorna e rivela la sua natura. 
Alle volte anche dopo interi libri. 



Personaggi
Sono molti e di spessore. Spessore perché la personalità di ognuno si stratifica mostrando un prisma con notevoli riflessi. Giudizi affrettati non si coniugano bene con questi personaggi. Bisogna dare loro il tempo di mostrarsi, senza pretendere di definirli. Eppure in ogni personaggio vive uno stereotipo, così da permettere al lettore un contatto più scorrevole con essi. Alcuni di essi infatti sembrano crescere in coppia, cercando così una complementarietà, seppure imperfetta. Ci sono poi personaggi dalla natura oscura, svelata sovente da densi dialoghi, che costituiscono tappe pregnanti della storia. Alcuni personaggi possiamo comprenderli solo dal loro passato, altri solo dalle loro potenzialità.
Coraggio, lealtà, onore, egoismo, paura, sono lati umani e come tali corruttibili. Non esiste il buono e il cattivo, il bene e il male si tengono per mano e alle volte vanno d’accordo nello stesso personaggio. 
 Sono personaggi permeati dall’oscillazione del dubbio, non si fidano mai completamente e presto anche il lettore assume questo atteggiamento, diffidando e cominciando a cogliere gli indizi che Martin lascia intravedere.
Un personaggio, più personalità.



Differenze con gli altri Fantasy
Facendo riferimento ai più conosciuti, questo fantasy si differenzia per l’impatto. Non ci troviamo in atmosfere velate e soffuse, non ci sono i canti elfici a rischiarare la notte come ne Il Signore degli Anelli. Sono presenti scene molto cruente, amori carnali e azioni sadiche. Non ci sono divisioni nette nella trama e nei personaggi: i confini tra giusto e sbagliato sono labili sfumature, delineate man mano dalle scelte che uomini e donne compiono. 
Dimentichiamo la magia scolastica di Harry Potter. I personaggi devono costruire da soli la loro maturazione, gli amici sono sempre passeggeri e i concetti di abbandono e allontanamento sono più complessi anche per la ingente quantità di personaggi da gestire. Non ruota tutto intorno al protagonista perché non ne esiste uno solo. Ognuno di loro propone la sua forma di abbandono: chi con il sarcasmo, chi con la ricerca della vendetta, chi con la maschera della cortesia, chi con i ricordi di qualcun altro.
Nonostante la mole dei libri, affezionarsi ai personaggi non risulta così automatico, perché continuano a svelarsi o scompaiono lasciandosi dietro questioni irrisolte che tormentano e dunque stimolano, il lettore.



Conclusioni personali
Vedere la serie è stato interessante, leggere il libro è stato spalancare un mondo. Aprire le porte del mondo fantasy che conoscevo fino in fondo e scoprire che può diventare imperfetto come la realtà.
È stato impossibile non identificarsi nei molteplici lati dei personaggi e posso dire con sicurezza che questa saga va letta. Rappresenta un buon compromesso per chi non ama i fantasy e un interessante cambiamento per chi li ama.
Unica nota negativa: la traduzione attraversa delle notevoli cadute in alcuni punti. Non so se riguardi solo i libri più convenienti per il prezzo, ma la traduzione errata di alcune parole stravolge completamente la parte simbolica del racconto. Qui anticipo che se leggete “unicorno” in realtà si sta parlando di un “cervo”. Per non parlare dei numerosi errori di battitura, soprattutto nel primo libro. 
Adoro i personaggi Tyrion e Daenerys, i loro punti di vista stimolano la mia lettura.  
Le parole di Eddard mi infondono calma e riflessione. 
Mi piace immaginare ogni volta il sorriso di Ditocorto e penso che Varys abbia aspetti complessi da analizzare.
Detesto Cercei con tutta me stessa.



La prima frase:
Poiché si tratta di una saga, trovo interessante memorizzare la prima frase con cui Martin ha deciso la sua iniziazione. Ed eccola nel prologo del primo libro:

Le tenebre stavano avanzando.

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